A. Vardanega
L’identità dei territori nell’esperienza turistica

Questo lavoro — realizzato nell’ambito del Prin 2004 sui Distretti del Gusto, coordinato da Everardo Minardi — analizza l’esperienza turistica del territorio della provincia di Teramo, per come riflessa nei discorsi dei “nuovi” turisti (soprattutto agrituristi), nel tentativo di individuare le categorie utilizzate per darne conto.

I nostri intervistati considerano l’agriturismo un modo per conciliare “esplorazione” e “familiarità”, alternativo rispetto alla soluzione “industriale”, che tende a rassicurare i turisti organizzandone azioni, categorie ed esperienze. Se le vacanze organizzate rappresentano un ostacolo alla ricerca dell’“autenticità”, intesa come autonomia nell’apprendimento per esperienza diretta e nella scelta degli oggetti di interesse e dei significati, la pianificazione turistica del territorio favorisce l’esplorazione autonoma di tradizioni, prodotti locali, attrazioni culturali e naturali.

Il lavoro evidenzia, in conclusione, la necessità di una più forte organizzazione degli attori locali, fondata sulle identità locali e finalizzata a comunicarle, per valorizzare prodotti e culture locali senza replicare il modello del “turismo di massa”.

Agnese Vardanega è professoressa associata presso l’Università degli Studi di Teramo; recentemente, ha pubblicato per Aracne L’analisi dei dati qualitativi con Atlas.ti e per FrancoAngeli Le ragioni del soggetto. Credenze, esperienze, razionalità.

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L’invenzione di una destinazione turistica implica la necessità, per un territorio, di riflettere sulla sua identità e di contrattarla con gli “sguardi dei turisti” (Urry 1989). Questo lavoro analizza le esperienze turistiche di un territorio rurale, per come riflesse nei discorsi dei “nuovi” turisti (soprattutto agrituristi), per tentare di individuare le categorie utilizzate per darne conto.

I nostri intervistati considerano l’agriturismo un modo per conciliare “esplorazione” e “familiarità” (due categorie fondamentali dell’esperienza turistica) alternativo alla soluzione “industriale”, che tende ad organizzare azioni, categorie ed esperienze dei turisti. Gli agriturismi sono “tranquilli”, cioè rilassati, informali e “particolari” (contrariamente al “turismo di massa”). Le vacanze organizzate rappresentano invece un ostacolo nella ricerca dell’“autenticità”, intesa come autonomia nell’apprendimento per esperienza diretta e personale (vs. la “visita guidata”), e nella scelta degli oggetti di interesse e dei significati (vs. “attrazioni”).

La pianificazione turistica del territorio, d’altra parte, favorisce l’esplorazione autonoma di tradizioni, prodotti locali, attrazioni culturali e naturali: gli intervistati — mentre rifiutano il “turismo organizzato” — lamentano la mancanza di informazioni, mezzi di trasporto, itinerari e percorsi tematici; e — dichiarandosi interessati all’“autenticità” — mostrano scarsa conoscenza delle culture e dei prodotti locali. Questi due aspetti, strettamente connessi, evidenziano la necessità di una più forte organizzazione degli attori locali, fondata sulle identità locali (e finalizzata a comunicarle) allo scopo di valorizzare i prodotti e le culture locali, senza replicare il modello del “turismo di massa” (inaccettabile tanto per le comunità locali quanto per i post-turisti).

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»» Abstract (English)

The invention of a tourist destination implies the necessity for a territory to reflect upon its identity and to negotiate it with “tourists’ gazes” (Urry 1989). This study is aimed to analyse tourist experiences of a rural territory, as reflected in “new” tourists’ (mainly agritourists) discourses, in order to find out the categories used in their accounts.

Our interviewees consider agritourisms a way for conciliating “exploration” and “familiarity” (two core categories of tourist experience in general), opposed to the “industrial” solution, which tends to reassure tourists by organizing their actions, categories and experiences. Agri­tourisms are “easy”, i.e. relaxing, loose and “distinguishing” (in opposition to “mass tourism”). The organization of vacations, on the contrary, hinders the quest for “authenticity”, as autonomy in learning by direct and personal experience (vs. “sightseeing”) and even in choosing objects of interest and meanings (vs. “attractions”).

However, tourist territorial planning facilitates the autonomous exploration of traditions, local products, cultural and natural attractions: interviewees – while refusing “organized tourism” – complain about the lack of information, means of transportations, thematic paths and itineraries; and — while declaring their concern in “authenticity” — show little knowledge of local culture and products. These two aspects are in a closed connection, showing the need of a stronger organization of local actors, based on territorial identity and aimed to communicate it, in order to better exploit local products and cultures, without replicating the “mass tourism” pattern (not acceptable both for local communities and post–tourists).

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Pubblicato il 25 aprile 2009 in I Working Papers | Feed dei commenti | Trackback |