Saper far turismo, la Notte della Taranta costa uno e rende tre | Linkiesta.it

Nel libro che racconta la storia dell’evento, Sergio Blasi, già sindaco dell’epicentro culturale della Grecìa e padre nobile del festival, riferisce di «un gruppo di giovani amministratori (eletti prevalentemente con liste civiche di ispirazione di centrosinistra) che, a metà degli anni Novanta, si è ritrovato per una coincidenza fortunata ad avere responsabilità di governo». Forti del «privilegio di poter decidere e condizionare il corso degli eventi», pare abbiano scelto di «superare i campanili, di provare ad abbatterli e di ragionare come “area”, come territorio che ripartiva da sé, dalla sua identità più antica, da un idioma comune ormai in disuso e destinato al declino e all’oblio»

Diversamente da quanto avviene in altri contesti – come l’Abruzzo, dove vivo – in questo caso l’elemento identitario ha rappresentato una motivazione al “fare rete” per «ragionare come “area”». La buona gestione del Festival e (immagino) del territorio ha fatto il resto.

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Pubblicato il 20 agosto 2011 in Notizie | Feed dei commenti | Commenti | Trackback | .